STAMPA
"Il mondo delle Korai arcaiche, delle Vittorie classiche, delle
Tanagre ellenistiche è animato da una bora che non solo scompiglia i capelli,
ma anche sommuove le fibre più segrete del corpo e dell’anima. In tal
modo Corradini riesce ad attualizzare il mito antico, rivitalizzandolo
di una moderna, e tutta triestina, inquietudine come se le statue antiche
ci divenissero sorelle nello slataperiano animo in tormento che ci portiamo
dentro." (Sergio Molesi).
"Chi segue le vicende d’arte della nostra città stima
i bronzetti di Corradini ma la rivelazione di questa mostra risultano
le sculture ricavate dall’onice del carso:come lo splendido torso.
In queste opere davvero l’ispirazione di Corradini si è impressa
nella materia dandoci una realtà che va al di là del marmo
– per ripeterlo con i filosofi – verso “l’oggettività
dello spirito”." (Sergio Brossi - “Vita Nuova”).
"…la sua rassegna espone bronzetti e forme di pietra, elaborazioni
mediate e colte, per impostazione architettonica e per resa d’immagine.
Certamente il discorso si sdoppia tra plasmare e cavare, ma Corradini
in entrambe le situazioni risulta appagante nei suoi esiti." (Carlo
Milic - “Messaggero Veneto”).
"Anche alla “Fogolino” di via S. Trinità (Trento) c’è stato uno
scultore, Pino Corradini, i cui delicati bronzetti raffiguranti personaggi
idealizzati dell’improbabile hanno portato una nota di poesia, un momento
di ritorno lirico-letterario nell’infilata di esposizioni un po’ troppo
seriose di quest’inverno". (Rinaldo Sandri - “L’Adige”).
|
"Pino Corradini si è formato seguendo i corsi della Scuola
Libera della Figura del Civico Museo Revoltella con Edgardo Sambo dapprima
e con Nino Perizi successivamente ed ha frequentato la Scuola Libera dell’Acquaforte
Carlo Sbisà cogliendo a Trieste il meglio di quanto offerto da
queste due importanti e storiche istituzioni artistiche. Ha poi deciso
di prendere parte alle sessioni estive dell’Accademia di Salisburgo
che Oskar Kokoska volle, con geniale intuizione e largo anticipo rispetto
ai tempi, al servizio dei tanti artisti autodidatti in cerca di precisi
riscontri teorici e tecnici. Il suo inizio, già negli anni ’50,
è nell’ambito della pittura. Si respira in quelle opere l’ordinata
disposizione novecentista, la solenne funzione simbolica delle figure
e allo stesso tempo si sente in Corradini il desiderio di portarsi più
avanti, di raggiungere l’ambito espressionista. Questo cammino è
segnato dai due suoi maestri iniziali, il Sambo e Perizi, ognuno a suo
modo esemplarmente legato al contesto culturale del suo tempo ma altrettanto
esemplarmente capace di valicarne i limiti guardando in modo personale
alle ricerche dell’avanguardia. Verso il 1970 Pino Corradini sente
crescere in sé l’esigenza di esprimersi in maniera più
decisamente segnica. Il primo passo della sua ricerca lo porta ad opere
nelle varie tecniche di incisione. Non soddisfatto decide di dar corso
alla sua vocazione plastica e scultorea che da allora lo vedrà
preminentemente impegnato come scultore. Nascono le sue forme, dapprima
e volutamente forse, nell’ambito di un esercizio verista con forti
connotazioni espressioniste (ritratti, studi, figure) e poi in libere
composizioni interessate in modo particolare al movimento, agli effetti
dinamici. Gli esempi artistici cui ispirarsi non gli mancano. A Trieste
guarda a due maestri importanti anche se molto diversi tra loro come Mascherini
e Dequel; in Italia è interessato alla generazione di Corrente
(Filippo Tallone, Bruno Calvani) e alle straordinarie volumetrie di Marino
Marini, ma ad ispirarlo è anche uno scultore regionale di eccezionale
forza, quel Mirko che soprattutto nelle prove di figura dell’anteguerra
Corradini sente vicino alla sua concezione plastica. In questa mostra
Corradini ritorna dopo parecchi anni nell’ambito delle Sale Comunali
d’Arte che già in passato accolsero le sue mostre. Torna
con una selezione di opere recenti, plastiche e grafiche, che nel testimoniano
l’impegno, la vocazione e la coerenza che lo hanno sempre animato."
Trieste, febbraio 2001
Claudio H.Martelli
|